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al testo di Ivan Pozzoni
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Non è drammatico riconoscerci finiti, mai incominciati, under construction, ansie trascendentali abbandonate tra divinità e immanenza, senza certezze di valere senza certezze di valore senza certezze materiali mascherate da assassine necessità economiche?
Giovani smarriti, consumatori consumati come arti snodabili di bambole dai concetti inflessibili di flessibilità o divertimento, dall’alto della barricata ci troviamo a resistere, a mani nude, cuori di molotov, contro i conati vessatorii corazzati d’un sistema reo confesso d’indossar maschere di sfruttamento, condannati a desideri di carriere irrealizzabili, a desideri di bellezza innaturale, senza sostegno di relazioni stabili.
Precarietà è vocabolo corretto a raccontare un mondo dove Dio, magari, è morto, senza esser furibondo.
[inedito, 2017] |
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